mercoledì 31 ottobre 2012

STAR WARS PASSA ALLA DISNEY

 
 

Star Wars passa alla Walt Disney

31 ottobre 2012 - 11.01
 
Star Wars passa alla Walt Disney Walt Disney ha raggiunto un accordo per l'acquisizione di Lucasfilm. La casa di produzione è stata fondata nei primi anni'70 da George Lucas, il famoso regista della saga Star Wars.Il valore dell'accordo è di 4,05 miliardi dollari che Walt Disney pagherà in azioni e in contanti.

Secondo l'accordo, il colosso dei film di animazione acquisirà sia la proprietà della Lucasfilm, e il popolare e "evergreen" Star Wars noonchè tutto il franchising delle imprese che operano nella produzione di film d'azione dal vivo. "Lucasfilm riflette la straordinaria passione, la visione, e la narrazione del suo fondatore, George Lucas," ha detto Robert A. Iger, Presidente e Chief Executive Officer della Walt Disney.
 
 
 
 
 


APPLE CAMBIA IL MANAGEMENT


Squadra che vince non si cambia, ma a quanto pare non la pensa così la Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) di Tim Cook, che, dopo i deludenti risultati trimestrali, soprattutto dal punto di vista delle vendite del nuovo iPad, ha deciso un cambio della guardia ai vertici. A lasciare il team di Cupertino, saranno il vice presidente per il software mobile Scott Forstall e il capo del retail John Browett. In attesa di trovare un nuovo gestore delle vendite, il team commerciale riporterà direttamente all'amministratore delegato. Intanto il capo dell'industrial design Jony Ive, Bob Mansfield, Eddy Cue e Craig Federighi verranno ulteriormente responsabilizzati nell'ambito dei propri ruoli, assumendo il primo la guida di Human Interface, il secondo la gestione della funzione mappe e wireless, e Federighi il timone di iOs e OSx. I cambiamenti di staff sono diretti a potenziare la collaborazione tra team hardware, software e servizi, oltre che ad intervenire nel settore delle vendite che negli ultimi mesi hano deluso gli auspici sotto cui nasceva il nuovo iPad.




10 IDEE DI INVESTIMENTO PER IL 2013

Può sembrare un po' presto per pensare al 2013. Ma a poco più di due mesi di distanza, gli esperti delle maggiori banche d’affari preparano le loro strategie di investimento per il prossimo anno, che sono frutto di lunghe discussioni con i team di ricerca.

Per cominciare dalle borse, ecco di seguito dieci idee di investimento tratte da un report di Ian Richards, capo della strategia dei mercati azionari di Exane Bnp Paribas, che assegna buone prospettive di rialzo ai listini dell’Eurozona.

Senza farsi intimorire dallo scenario ancora incerto che domina i mercati finanziari, perché come diceva Henry Ford "The airplane takes off against the wind not with it" (l'aereo si alza contro vento non con il vento”). Può essere quindi il momento di approfittare delle basse quotazioni per fare acquisti selettivi, aspettando la ripresa che verrà.

1) L’Europa meglio degli Usa. Il 2012 é stato un anno importante per l'Europa: per la prima volta dal 2006 il mercato azionario del Vecchio Continente ha battuto gli indici mondiali. E non ci sono motivi perché questo trend debba interrompersi nel 2013. Gli specialisti di Exane Bnp Paribas stimano un rialzo almeno del 13% dell'indice Msci Europe a fine 2013.

2) Più peso alle azioni rispetto ai bond. Non ci sono buone ragioni per continuare a preferire l’investimento in titoli di stato, che nei portafogli degli investitori istituzionali sono nettamente sovrappesati, rispetto alle azioni europee, che partono da livelli di valutazione molto sacrificati e hanno un upside maggiore.

3) Buy Italia. Gli esperti consigliano di investire sul listino italiano. A loro parere "sebbene il mercato del lavoro sia rigido e il finanziamento dei progetti problematico" l’Italia produce i migliori prodotti ad alto valore aggiunto del mondo. L’indice Ftse-Mib è previsto a fine 2013 a quota 17442.

4) Buy Spagna. L’economia iberica, dopo i drastici interventi attuati quest’anno, è destinata a tornare competitiva sui mercati internazionali, con un impatto positivo sul listino di Madrid.

5) Utility. Il settore europeo delle utility è uno di quelli che dovrebbe dare le maggiori soddisfazioni agli investitori, grazie agli alti rendimenti delle cedole, sebbene i bilanci restino sotto pressione. I titoli preferiti sono Rwe, Forum ed Enagas.

6) Materiali da costruzione. E’ un settore che beneficerà della ripresa, anche se lenta, del mercato immobiliare. I titoli favoriti sono Lafarge e Holcim.

7) Banche. Il settore bancario europeo metterà a segno nel 2013, secondo gli analisti, una performance superiore alla media, grazie al miglioramento delle prospettive dei mercati finanziari. I titoli preferiti sono Llyods, Societe Generale e Ubs.

8) Miniere. I titoli minerari risentiranno del graduale miglioramento dell’economia cinese nel 2013. I titoli preferiti sono Rio Tinto, Xstrata ed Antofagasta.

9) Consumi globali. Nel settore dei consumi i titoli vincenti saranno quelli esposti ai trend di crescita mondiale. Largo quindi agli esportatori, soprattutto nei mercati emergenti.

10) Regno Unito. Per diversificare il portafoglio è una buona idea puntare sui titoli quotati sul listino di Londra, in particolare nei settori finanziario e risorse di base.

WALL STREET RIAPRE

Wall Street riapre oggi assieme agli aeroporti. Sandy ha causato 50 miliardi di danni


Di Elena Dal Maso

Wall Street riapre oggi assieme agli aeroporti. Sandy ha causato 50 miliardi di danni
Dopo due giorni di chiusura, Wall Street torna ad operare oggi senza restrizioni. Saranno parzialmente riaperti, nel giro di qualche ora, anche gli aeroporti internazionali John F. Kennedy e Newark, mentre l’hub LaGuardia rimarrà chiuso. L’uragano Sandy ha provocato danni per 50 miliardi di dollari e almeno 48 vittime sulla costa orientale degli Usa.
Adesso Sandy sta rapidamente perdendo forza e man mano che si avvicina verso il Canada. Negli Usa ha lasciato 18 vittime solo a New York, più di sei milioni di case senza elettricità e danni economici ingenti.

“Una devastazione inimmaginabile”, ha commentato il governatore del New Jersey, Chris Christie. Il bilancio parla di almeno 48 vittime, di cui 18 a New York, 8 milioni di americani al buio (molti dei quali senza acqua) e danni quantificati fino a 50 miliardi di dollari. E’ una delle catastrofi naturali più costose della storia.

New York è paralizzata, Manhattan isolata, centinaia di migliaia di newyorkesi senza luce. La rete dei trasporti e quella elettrica hanno infatti subito “danni senza precedenti”, ha spiegato il sindaco Michael Bloomberg, e ci vorranno giorni perché si possa tornare alla normalità. Scuole e uffici pubblici restano per ora chiusi. Non si lavora nemmeno al Palazzo di Vetro dell'Onu, mentre Wall Street si appresta a riaprire i battenti dopo due giorni di stop. Impossibile per molti newyorkesi recarsi al lavoro. Parecchie stazioni della metropolitana sono allagate e restano inagibili. Mentre i ponti che uniscono Manhattan alla terraferma sono stati riaperti, restano chiusi i tunnel che passano sotto l'Hudson e sotto l'East River, invasi dall'acqua.
Tre reattori nello Stato di New York e in New Jersey sono stati spenti e non ripartiranno fino a che non ci saranno di nuovo tutte le condizioni di massima sicurezza. E, sempre in New Jersey, l'impianto di Oyster Creek, il più vecchio degli Stati Uniti e già spento per lavori di manutenzione, è stato posto sotto osservazione da parte degli esperti della Nuclear Regulatory Commission.

EQUITA AUMENTA IL PESO AZIONARIO NEL PORTAFOGLIO

Equita non cambia idea e accumula azioni. Tanto che il peso dell'azionario nel portafoglio della sim passa da 94% a 98%. "Non cambiamo idea rispetto al mese scorso: l'annuncio dell'Omt da parte della Bce è un break strutturale nella crisi europea", si legge in una nota di questa mattina della sim.

Insieme al fondo Esm e all'unione bancaria crea le condizioni per abbassare in modo permanente il costo del debito dei Paesi periferici e quindi rende gli aggiustamenti fiscali più gestibili. Gli utili aziendali saranno rivisti al ribasso dopo i risultati del terzo trimestre 2012, soprattutto nei settori ciclici.

Ma per Equita la contrazione dello spread (oggi in calo a 344 punti base) e del premio per il rischio continueranno a essere i veri motori del mercato e quindi "pensiamo che al di là di una certa volatilità, favorita anche da scambi ridotti, il trend dei mercati azionari rimarrà al rialzo".

All’interno del portafoglio principale Equita ha ridotto il peso di Azimut (buy e target price a 10,8 euro) di 50 bps alla luce dell'ottima performance del titolo, preferisce infatti prendere parziale profitto. Ha azzerato il peso di Dsm (buy e target price a 49 euro) in vista dei risultati del 6 novembre e ridotto il peso di Prada (buy e target price a 66 euro) di 50 bps dopo la buona performance del titolo. Le prospettive della società rimangono positive.

Viceversa Equita ha aumentato il peso di Saipem (buy e target a 42 euro) di 50 bps in quanto ritiene che la recente sottoperformance del titolo (-7% nell’ultimo mese/-5% relativa a Oil Services Index), a causa della revisione al ribasso delle stime che ha spostato la forte crescita dell'eps attesa nel 2013 al 2014, rappresenti un interessante punto d’ingresso: i fondamentali dell’industria sono solidi e la visibilità 2013/14 è molto buona.

Invece Luxottica (buy e target a 33 euro) entra nel portafoglio di Equita con un peso di 400 bps alla luce degli ottimi risultati del terzo trimestre sia in termini di top-line, che di margini e free cash flow; dei chiari driver per sostenere la crescita di medio termine (integrazione di Tecnol, lancio delle licenze Armani, investimenti per rafforzare la capacità produttiva e migliorare l'efficienza operativa, opportunità di m&a alla luce del basso leverage); della recente sottoperformance (-8% relativa al mercato italiano in tre mesi).

A Piazza Affari il titolo Luxottica sale dello 0,27% a 29,22 euro. La società sarebbe vicina alla finalizzazione dell'acquisizione del gruppo francese Alain Mikli, produttore di occhiali da sole di fascia altissima, sia a marchio proprio sia con contratti di licenza (Stark e Jean Paul Gaultier). Secondo indiscrezioni di stampa, il giro d'affari atteso a fine 2012 dal gruppo Mikli si aggirerebbe intorno a 60-70 milioni di euro con le vendite concentrate in Francia, Italia, Usa e Giappone e con un posizionamento di prodotto alto.

Nessuna indicazione sulla redditività. Pur non avendo alcun dato sulla capacità di generare utili di Mikli, gli analisti di Intermonte ritengono che un prezzo equo per una simile acquisizione possa aggirarsi in un range compreso tra 150 milioni di euro e 175 milioni di euro, per Equita tra 100 e 150 milioni, un'operazione "molto coerente con la strategia del gruppo" che sta guardando più attivamente all'm&a, visto il basso livello di leverage raggiunto. "Considerato il track record del gruppo, pensiamo che l'm&a sia un driver importante per la performance del titolo".

Se il prezzo da pagare fosse sotto i 175 milioni di euro "giudicheremmo positivamente l'acquisizione, in quanto, con Mikli, Luxottica si arricchirebbe di un prestigioso portafoglio di marchi", aggiungono gli analisti di Intermonte. Da un mero punto di vista finanziario, "non ci attendiamo che una simile operazione possa apportare effetti significativi, si parla di un incremento dell'1% circa dell'utile netto a partire dal secondo anno dal consolidamento", concludono gli analisti di Intermonte che sul titolo Luxottica hanno un rating neutral.

Peraltro gli esperti di Kepler (hold e target a 28,40 euro) ricordano che Luxottica potrebbe anche essere interessata all'acquisizione di Salmoiraghi & Viganò, il rivenditore di occhiali con 502 punti vendita che ha raggiunto 183 milioni di euro di ricavi nel 2011 messo in vendita dalla famiglia Tabacchi. Per Kepler l'enterprise value di Salmoiraghi & Viganò dovrebbe essere di circa 200-250 milioni di euro.

Una cifra che implica un
multiplo di 1,2/1,5 volte l'ev/vendite 2012 e attualizza un ??calo dei ricavi quest'anno a 170 milioni (-10% su base annua). "Crediamo che Luxottica possa avviare un'intensa fase di acquisizioni che giudicheremmo positivamente: stimoleranno la crescita nei prossimi anni dopo il record raggiunto nei primi nove mesi 2012: ricavi in ??crescita del 15,7% su base annua", concludono a Kepler.

RATING AZIONARI

MONDO TV: buona la performance dei giorni scorsi tanto che il titolo lunedì ha fatto registrare un +8,5% sui listini, ma è una cavalcata che per Banca Imi dura ormai da mesi. Rating add con t.p a 0,63€-
ENI: Mediobanca non ha dubbi, per dimensioni e risultato netto, Eni è azienda leader del settore, quindi degna di un outperform a 22,20€.
GEOX: in attesa dei conti trimestrali, Mediobanca non vede bene per il titolo con un underperform a 1,52€.
LOTTOMATICA: ancora in guadagno sui mercati e al di fuori, con nuovi accordi commerciale con Poste Mobile. Outperform per Mediobanca con un t.p di 19,10€.
TELECOM ITALIA MEDIA: con una perdita di quasi 54 milioni di euro, il titolo vira immediatamente in rosso per Equita sim che con un reduce e un target price a 0,15€ concorda con il rating di Banca Aktros la quale si differenzia nel t.p solo di un centesimo (0,16€).
ANSALDO: nuovi mercati che si svilupperanno in Usa, portano una promozione degli analisti di Cheuvreux che assicurano un rating outperform a 7,50€ di target price.
CIR: con un utile in calo gli analisti di Cheuvreux non vedono rosa sulle prospettive del gruppo. Rating underperform e t.p a 0,80€.

martedì 30 ottobre 2012

I PAESI DOVE E' PIU' CONVENIENTE UNA START - UP

Avviare un business in tempi di crisi è una tentazione che implicaperò molte incognite da affrontare. Ci sono scogli più o meno ardui da superare (dai finanziamenti, al capitale minimo richiesto, dalle procedure burocratiche alla disponibilità di forza lavoro adeguata) che variano da un Paese all’altro.

Per potersi orientare la World bank ha recentemente pubblicato un report (Doing business 2013) nel quale mette a confronto 185 Paesi. E se l’Italia è 84esima in graduatoria, ecco i dieci Paesi (con qualche sorpresa) in cui è più facile creare una nuova azienda.

1) Nuova Zelanda. Il Paese, che ha una popolazione di 4,4 milioni e un reddito lordo pro-capite di 36.648 dollari Usa, è al primo posto nella classifica dei luoghi ideali in cui avviare un’attività imprenditoriale grazie alla regolamentazione chiara e trasparenza e alla snellezza delle procedure. Nella graduatoria generale dei Paesi business-frendly l’Australia è al terzo posto, segno che è un posto adatto non solo per iniziare ma anche continuare a fare impresa

2) Australia. E’ stabile a secondo posto in questo ranking e decima in quello generale. Ha una popolazione di 22,6 milioni e un reddito pro-capite di 65.477 dollari Usa

3) Canada. Molte analisi empiriche hanno dimostrato che in Canada la crescita economica è stata trainata più dalle nuove aziende che da quelle già esistenti. E la registrazione di una start-up (così come in Nuova Zelanda, Australia, Singapore, Portogallo, Danimarca ed Estonia) può essere fatta direttamente online, risparmiando tempo e costi

4) Singapore. Il Paese asiatico, che ha una popolazione di quasi 5,2 milioni e un reddito lordo pro-capite di 42.930 dollari Usa, è in pole position nella classifica generale Doing business 2013 ed è ben posizionata anche in questa graduatoria grazie alla snellezza delle procedure per le start-up

5) Macedonia. E’ una sorpresa, ma gli esperti della World Bank motivano il quinto posto della Macedonia, che ha una popolazione intorno a 2 milioni e un reddito lordo pro-capite di 4.730 dollari, con le procedure di registrazione molto semplici e i bassi costi. E’ al 23esimo posto nel ranking generale

6) Hong Kong. Secondo dopo Singapore nella graduatoria generale, il Paese asiatico (con una popolazione di oltre 7 milioni e un reddito lordo pro-capite di 35.160 dollari Usa) prevede procedure rapide e snelle per le nuove aziende, anche se rispetto allo scorso anno perde una posizione

7) Georgia. Il Paese (popolazione di 4,5 milioni e reddito pro capite di 2.860 dollari) ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni per modernizzare il suo sistema burocratico e finanziario, tanto da guadagnare la 12esima posizione nella classifica generale Doing business 2013

8) Rwanda. Secondo gli esperti della World Bank è uno dei Paesi al mondo in cui è più facile avviare una nuova attività, poiché le procedure sono veloci e i costi trascurabili. Il Paese sub-sahariano ha una popolazione di 10,9 milioni e un reddito pro-capite lordo di soli 570 dollari. E’ 52esimo nella classifica generale

9) Biellorussia. Il Paese, che ha 9,5 milioni di abitanti con un reddito lordo pro-capite di 5.830 dollari, offre tempi brevi e costi molto bassi per chi vuole lanciare una start-up. E’ 58esima nella classifica generale

10) Irlanda. Al 15esimo posto nella classifica generale il Paese, che ha 4,5 milioni di abitanti e un reddito pro-capite di 38.580 dollari, è la culla di molte start-up grazie ai bassi costi di registrazione e alla legislazione fiscale favorevole




     

RATING AZIONARI

PIAGGIO: piace il titolo agli analisti di Banca Imi che ne consigliano l’aumento in portafoglio con un rating add e un target price a 2,17€. Dello stesso ottimismo anche Equita sim con un buy a 2,20€. Più cauti invece i giudizi da parte di Kepler: rating un hold a 2€
SNAM: anche qui si respira aria di ottimismo grazie a i piani di espansione del gruppo. Perciò da Citi arriva un buy (t.p non specificato) che conferma il rating di ieri di UBS che aveva fornito un ‘indicazione su t.p a 3,85€.
ENEL GREEN POWER: Kepler vede ottime potenzialità per il titolo grazie al fatto che l’idroelettrico è un settore in piena espansione. Rating buy con t.p 1,70€.
MEDIOBANCA: il nuovo piano strategico sarà disponibile solo dal 2013, ma da Kepler restano ottimisti sulle prospettive del gruppo. Rating buy (t.p non specificato).
LOTTOMATICA: dopo il ribasso dei giorni scorsi Mediobanca punta a una ripresa e perciò vede per il protagonista del mercato dei giochi un outperform a 19,10€ di t.p

lunedì 29 ottobre 2012

IL CRACK LEHMAN BROTHERS


Lehman Brothers Holdings Inc. (NYSE: LEH), fondata nel 1850, era una società attiva nei servizi finanziari a livello globale. La sua attività si concretizzava nell'investment banking, nell'equity e fixed-income sales, nelle ricerche di mercato e nel trading, nell'investment management, nel private equity e nel private banking. Era uno dei primari operatori del mercato dei titoli di stato statunitense. Tra le sue principali controllate Lehman Brothers Inc., Neuberger Berman Inc., Aurora Loan Services, Inc., SIB Mortgage Corporation, Lehman Brothers Bank, FSB, e il Gruppo Crossroads. Il quartier generale mondiale della società è sito a New York, e sedi secondarie locali si trovano a Londra e Tokyo, oltre a uffici locali situati in tutto il mondo.
Il 15 settembre 2008 la società ha annunciato l'intenzione di avvalersi del Chapter 11 del Bankruptcy Code statunitense[1] (procedura molto simile al concordato preventivo previsto dalla Legge Fallimentare italiana) annunciando debiti bancari per US$ 613 miliardi, debiti obbligazionari per US$ 155 miliardi e attività per un valore di US$ 639 miliardi.[2] Quella annunciata è la più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.[3] La società è ancora esistente, fino al completamento della procedura di bancarotta.
In Italia, quasi la totalità delle obbligazioni del gruppo Lehman sono riconducibili a due società: Lehman Brothers Holding Inc. (LBHI) società capogruppo in Ch11, e Lehman Brothers Treasury Co.B.V. (LBT), società olandese indirettamente posseduta da LBHI, sottoposta a procedura fallimentare e in via di liquidazione[4].
Dal 2009 la piattaforma web IlliquidX, specializzata nella vendita e lo scambio di titoli illiquidi[5], consente a venditori e compratori di prezzare e scambiare le obbligazioni Lehman; nel 2011 la piattaforma ha registrato un volume di scambio superiore al miliardo di dollari in titoli Lehman[6].

Sotto la guida della famiglia Lehman (1850–1969) [modifica]
Nel 1844 il ventitreenne Henry Lehman,[7] figlio di un mercante di bestiame, emigrato negli Stati Uniti da Rimpar, in Baviera,[8] si stabilì a Montgomery, Alabama,[7] dove aprì un negozio di prodotti tessili e di abbigliamento, "H. Lehman".[9] Nel 1847 in seguito all'arrivo di Emanuel Lehman, il nome della società divenne "H. Lehman and Bro.".[10] Con l'arrivo del loro fratello minore, Mayer Lehman, nel 1850, la società cambiò nuovamente il suo nome e venne fondata la "Lehman Brothers".[9][11]
Negli Stati Uniti meridionali del 1850, il cotone era una delle colture più importanti. Facendo conto sull'alto valore di mercato del cotone, i tre fratelli cominciarono ad accettare abitudinariamente il cotone grezzo dai clienti come pagamento per la merce, iniziando così una seconda attività commerciale sul cotone. Entro pochi anni questo affare crebbe fino a diventare la parte più significativa della loro attività. In seguito alla morte di Henry per febbre gialla nel 1855,[9][12] i fratelli rimasti continuarono a focalizzarsi sulla loro attività di intermediazione e commercio di materie prime.
Dal 1858 il centro per il commercio del cotone si spostò dal sud del paese a New York, dove avevano sede i rappresentanti dei produttori e le case di mediazione. Lehman aprì la sua prima succursale a New York nel distretto di Manhattan, al numero 119 di Liberty Street,[12] e il trentaduenne Emanuel si trasferì lì per gestire l'ufficio.[9] Nel 1862 a causa delle difficoltà conseguenti la guerra di secessione, la società si unì con un mercante di cotone di nome John Durr per dare vita alla Lehman, Durr & Co.[13][14] Finita la guerra, la società partecipò al finanziamento della ricostruzione dell'Alabama. Il quartier generale della società venne alla fine spostato a New York, dove partecipò alla fondazione della Borsa del cotone nel 1870;[12][15] Emanuel sedette nel Consiglio d'Amministrazione fino al 1884. La società partecipò inoltre al mercato emergente delle obbligazioni ferroviarie ed entrò nel mercato della consulenza finanziaria (financial advisory).
Lehman divenne membro della Borsa del caffè nel 1883 e della Borsa Valori di New York nel 1887.[12][15] Nel 1899 sottoscrisse la sua prima offerta pubblica relativa alle azioni ordinarie e privilegiate della International Steam Pump Company.
Nonostante l'offerta della International Steam, il passaggio effettivo della società dalla contrattazione delle materie prime a casa d'emissione di titoli non si ebbe fino al 1906. In quell'anno, sotto la guida di Philip Lehman, la società si alleò con Goldman, Sachs & Co.,[16][17] per portare sul mercato la General Cigar Co.,[18] cui seguì poco dopo la Sears, Roebuck and Company.[18] Durante i successivi vent'anni, quasi un centinaio di nuove emissioni furono sottoscritte da Lehman, molte volte insieme a Goldman Sachs. Tra queste c'erano: la F.W. Woolworth Company,[19][18] la May Department Stores Company, la Gimbel Brothers, Inc.,[20] la R.H. Macy & Company,[20] la The Studebaker Corporation,[19] la B.F. Goodrich Co. e la Endicott Johnson Corporation.
In seguito al pensionamento di Philip Lehman nel 1925, suo figlio Robert prese il controllo. Sotto la guida di Robert Lehman la società resistette alla crisi finanziaria della grande depressione focalizzandosi sull'attività di venture capital mentre il mercato azionario si riprendeva. Dal 1928 la società si spostò nella sua famosa sede di One William Street.
Pur essendo la società tradizionalmente costituita unicamente da componenti della famiglia Lehman, nel 1924 John M. Hancock ne divenne il primo membro esterno alla famiglia,[16][21] seguito da Monroe C. Gutman e Paul Mazur nel 1927.
Negli anni '30 del XX secolo, Lehman sottoscrisse l'offerta pubblica iniziale del primo produttore di televisori, la DuMont, e partecipò al finanziamento della Radio Corporation of America (RCA).[22] Partecipò inoltre al finanziamento del settore in rapida crescita legato all'industria petrolifera, incluse le società Halliburton e Kerr-McGee.
Pete Peterson
Negli anni '50 del XX secolo, Lehman sottoscrisse l'IPO della Digital Equipment Corporation. A seguire organizzò l'acquisizione di Digital da parte di Compaq. Robert Lehman morì nel 1969,[23] e, da quel momento, nessun altro membro della famiglia Lehman ha guidato la società. La morte di Robert lasciò un posto vacante nella società, il che, insieme a una difficile situazione economica, condusse a un brutto periodo per la società. Nel 1973, Peter G. Peterson, presidente e amministratore delegato della Bell & Howell Corporation, venne chiamato a guidare la società per salvarla.[23]

La fusione con American Express (1969–1994) [modifica]

Con la guida di Peterson in qualità di presidente e amministratore delegato, la società acquisì la Abraham & Co. nel 1975, e due anni più tardi si fuse con l'autorevole, ma litigiosa, Kuhn Loeb & Co.[24], per formare la Lehman Brothers, Kuhn, Loeb Inc., la quarta più grande banca d'affari del paese, dietro a Salomon Brothers, Goldman Sachs e First Boston.[25] Peterson guidò la società da significative perdite operative a cinque anni consecutivi di profitti record con una tasso di rendimento del capitale tra i più alti nel settore dell'investment banking.
Nel tempo, le ostilità tra la divisione investment banking e la divisione trading (dalla quale proveniva la maggior parte dei profitti della società) spinsero Peterson a promuovere Lewis Glucksman, che già era presidente, direttore generale (COO) ed ex trader, alla carica di co-amministratore delegato nel maggio 1983. Glucksman introdusse una serie di cambiamenti che ebbero l'effetto di aumentare le tensioni, le quali, unite allo stile manageriale di Glucksman e all'andamento negativo dei mercati, sfociarono in una lotta di potere che estromise Peterson e rese Glucksman unico amministratore delegato.[26]
Sconvolti ed esacerbati dalla lotta di potere, molti banchieri lasciarono la società. Steve Schwarzman, presidente del comitato per le fusioni e acquisizioni, ricordò in un'intervista rilasciata nel febbraio 2003 a Private Equity International che "Lehman Brothers aveva un ambiente interno estremamente competitivo, che alla fine diventò poco funzionale." La società soffrì questa disintegrazione, e Glucksman subì pressioni per vendere la società alla Shearson, una società di transazioni elettroniche del gruppo American Express, nel 1984, per la somma di US$ 360 milioni. L'11 maggio le società si unirono dando vita alla Shearson Lehman/American Express.[26] Nel 1988 la Shearson Lehman/American Express e la E.F. Hutton & Co. si fusero nella Shearson Lehman Hutton Inc.[27]

Dismissione e indipendenza (1994–oggi) [modifica]

Nel 1993, sotto la guida dell'A.D. Harvey Golub, American Express intraprese la dismissione delle proprie divisioni bancaria e di intermediazione. Le attività di retail brokerage e di asset management furono vendute a Primerica[28] e nel 1994 Lehman Brothers Kuhn Loeb venne scorporata con il nome di Lehman Brothers Holdings, Inc. mediante un'offerta pubblica iniziale.[29]
Nonostante circolasse notizia che sarebbe stata nuovamente acquisita, Lehman si comportò abbastanza bene sotto la guida dell'A.D. Richard S. Fuld, Jr.. Nel 2001 la società acquisì i servizi per clienti private (private-client services, o "PCS") della Cowen & Co.[30] e, più tardi, nel 2003, rientrò aggressivamente nel settore dell'asset management, dal quale era uscita nel 1989.[31] Iniziando con US$ 2 miliardi di attività in gestione, la società acquisì il Gruppo Crossroads, la divisione reddito fisso (fixed-income) di Lincoln Capital Management[31] e Neuberger Berman.[32] Queste attività, insieme alla PCS e al private equity di Lehman, costituirono la Divisione Investment Management, che generava approssimativamente US$ 3,1 miliardi di ricavi netti e quasi US$ 800 milioni di utile ante imposte nel 2007. La società detiene attualmente oltre US$ 275 miliardi di attività in gestione. Complessivamente, a partire dall'offerta pubblica del 1994, la società ha visto crescere i ricavi netti di oltre il 600% da US$ 2,73 miliardi a US$ 19,2 miliardi e il personale di oltre il 230% da 8.500 a quasi 28.600 unità.

Risposta agli attentati terroristici dell'11 settembre [modifica]

Il quartier generale a Times Square
L'11 settembre 2001 Lehman occupava tre piani della torre nord del World Trade Center in cui perse la vita un dipendente. Il suo quartier generale globale, nel Three World Financial Center, è stato pesantemente danneggiato e reso inagibile dai detriti caduti, lasciando così senza posto oltre 6.500 dipendenti. La banca recuperò velocemente e ricostruì la sua presenza. La direzione trading si trasferì sull'altra sponda del fiume Hudson nei locali siti a Jersey City nel New Jersey, dove una sala di contrattazioni venne improvvisata e messa in linea in meno di 48 ore dagli attacchi. Quando il mercato azionario riaprì il 17 settembre 2001, le risorse di sales e trading di Lehman erano state ripristinate.
Nei mesi seguenti, la società distribuì le proprie attività operative in tutta l'area metropolitana di New York in oltre quaranta sedi temporanee. Nell'occasione, la divisione investment banking convertì le sale d'aspetto del primo piano, i ristoranti e tutte le 665 camere dell'hotel Sheraton di Manhattan in spazi per uffici. La banca sperimentò inoltre l'orario flessibile (al fine di condividere gli spazi degli uffici) e il telelavoro tramite VPN. Nell'ottobre 2001 Lehman acquistò un palazzo ad uso uffici di 32 piani (circa 97.500 m2) per la somma di US$ 700 milioni. Il palazzo, situato al numero 745 di Seventh Avenue, era stato recentemente costruito, e non ancora occupato, dalla rivale Morgan Stanley. Con il quartier generale mondiale di Morgan Stanley situato a soli due isolati di distanza, al numero 1585 di Broadway, sulla scia degli attacchi, la società stava rivalutando la propria pianificazione degli spazi che avrebbero posto oltre 10.000 dipendenti nell'area di Times Square. Lehman cominciò il trasferimento nel nuovo palazzo a gennaio e terminò a marzo 2002, un trasloco che migliorò significativamente il morale all'interno della società.
La società è stata criticata per non essere tornata ad occupare il suo precedente quartier generale a Manhattan. In seguito agli attentati, tra le principali società, solamente Deutsche Bank, Goldman Sachs e Merrill Lynch sono rimaste nel centro della città. Lehman, comunque, ha puntato al fatto di impegnarsi a rimanere a New York, tenuto conto che il nuovo quartier generale ha rappresentato una circostanza ideale, in cui la società aveva disperato bisogno di comprare e Morgan Stanley aveva disperato bisogno di vendere, che, quando il nuovo palazzo è stato acquistato, l'integrità strutturale del Three World Financial Center non era ancora stata approvata, e che, in ogni caso, la società non poteva attendere fino alla conclusione dei lavori di riparazione del Three World Financial Center, prevista per maggio 2002.
Dopo gli attentati, il management di Lehman pose ancora più enfasi sulla pianificazione della continuità operativa. Al contrario dei suoi rivali, la società era insolitamente concentrata per essere una tra le più grandi banche d'affari del mondo. Ad esempio, Morgan Stanley mantiene una struttura per le attività bancarie e di contrattazione (banking and trading) di 70.000 m2 a Westchester County, New York. La sala contrattazioni di UBS è sita a Stamford, Connecticut. La divisione asset management di Merrill Lynch si trova a Plainsboro Township, New Jersey. A parte il suo quartier generale nel Three World Financial Center, Lehman manteneva le strutture operative e di backoffice a Jersey City, in uno spazio che la società intendeva lasciare libero prima dell'11 settembre. Tale spazio non solo è stato mantenuto, ma anche espanso, mediante la costruzione della struttura di backup trading. Inoltre, la rete di telecomunicazione apprestata nei giorni seguenti gli attacchi per permettere ai dipendenti di lavorare da casa, era stata ampliata e potenziata per l'utilizzo generale interno alla società.[33]

La controversia legale con la SEC (2003) [modifica]

Nel 2003 Lehman era una delle dieci società verso cui venne avviata simultaneamente una transazione da parte della Securities and Exchange Commission (SEC), del Procuratore Generale dello Stato di New York e di diverse altre autorità di regolamentazione, riguardo alla indebita influenza esercitata in ciascuna società nei confronti degli analisti che si occupano dell'attività di ricerca da parte delle divisioni societarie di investment banking. Nello specifico, le autorità di regolamentazione presumevano che le società avessero impropriamente collegato i compensi degli analisti ai ricavi delle loro attività di investment banking e che avessero promesso ai propri clienti la fornitura di ricerche positive capaci di muovere il mercato, in cambio di opportunità di sottoscrizione. La transazione, nota come “global settlement”, stabilì sanzioni finanziarie per complessivi US$ 1,4 miliardi, di cui US$ 80 milioni in capo a Lehman, oltre a imporre riforme strutturali, tra cui la completa separazione tra l'attività di investment banking e quella di ricerca, il divieto di stabilire compensi agli analisti collegati - direttamente o indirettamente - ai ricavi dell'attività di investment banking, nonché l'obbligo di fornire ai propri clienti ricerche gratuite e indipendenti realizzate da terzi.

La crisi dei mutui subprime [modifica]

La sede di New York
Nell'agosto 2007 la società ha chiuso la sua banca dedicata ai prestiti subprime, BNC Mortgage, eliminando 1.200 posti di lavoro in 23 sedi e registrando una perdita dopo le imposte di US$ 25 milioni e una riduzione di US$ 27 milioni del goodwill. Lehman ha dichiarato che le scadenti condizioni del mercato nel settore di mutui "hanno reso necessaria una sostanziale riduzione delle risorse e dell'impegno nell'area dei prestiti subprime".[34]
Nel 2008 Lehman ha affrontato una perdita senza precedenti per la persistente crisi dei mutui subprime. Tale perdita era apparentemente la conseguenza del mantenimento di ampie posizioni nel settore dei mutui subprime e di altri titoli a basso rating relativi alla cartolarizzazione di tali mutui; non è chiaro se Lehman l'abbia fatto perché semplicemente non è riuscita a vendere i titoli a basso rating in portafoglio, oppure a causa della decisione consapevole di mantenere tali posizioni. In ogni caso, vaste perdite si sono accumulate per tutto il 2008 sui titoli garantiti da mutui a basso rating. Nel secondo trimestre, Lehman ha registrato perdite per US$ 2,8 miliardi ed è stata obbligata a liquidare US$ 6 miliardi di attività.[35] Nel solo primo semestre del 2008, le azioni di Lehman hanno perso il 73% del loro valore, mentre il mercato del credito continuava a frenare.[35] Nell'agosto 2008, Lehman ha annunciato l'intenzione di ridurre del 6% la propria forza lavoro (1.500 persone) entro la data di presentazione dei risultati del terzo trimestre, a settembre.[35] Già a Luglio 2008 si prospettava l'insolvenza dell'istituto.[36] Il 22 agosto 2008 le azioni Lehman hanno chiuso con un progresso del 5% (16% nell'arco della settimana) grazie alle notizie secondo le quali la Korea Development Bank (controllata dallo stato) stava prendendo in considerazione l'acquisizione della banca.[37] La maggior parte di questi guadagni sono stati velocemente erosi non appena si è avuta notizia che la Korea Development Bank stava "fronteggiando difficoltà per soddisfare le autorità regolatrici e per attrarre partners nell'operazione".[38] Tutto è culminato il 9 settembre, quando le azioni sono affondate del 44,95% a US$ 7,79, dopo la notizia che la società statale sudcoreana ha posto le trattative in stand-by.[39]
L'erosione della fiducia degli investitori è proseguita quando le azioni Lehman hanno perso violentemente metà del loro valore spingendo l'indice S&P 500 giù del 3,4% il 9 settembre. Il Dow Jones ha perso 300 punti lo stesso giorno per la preoccupazione degli investitori riguardo alla solidità della banca.[40] Il governo degli Stati Uniti non ha annunciato alcun piano di intervento a soccorso di crisi finanziarie che dovessero riguardare Lehman.[41]
Il 10 settembre 2008 Lehman ha annunciato una perdita di US$ 3,9 miliardi e l'intenzione di liquidare una quota di maggioranza nelle loro attività di investment management, inclusa Neuberger Berman.[42][43] L'azione scivolò del 7% quel giorno.[43][44] Lehman, dopo aver inizialmente respinto ogni domanda riguardo alla vendita della società, annunciò di essere in cerca di un acquirente e il prezzo delle azioni cadde di un ulteriore 40% l'11 settembre 2008.[44]

La bancarotta [modifica]

Il 13 settembre 2008 Timothy F. Geithner, presidente della Federal Reserve Bank di New York, ha convocato una riunione sul futuro di Lehman, inclusa la possibilità di una liquidazione d'emergenza delle sue attività.[45] In tale sede Lehman riferì che erano in corso trattative con Bank of America e Barclays per la possibile vendita della società.[45] Il 14 settembre 2008 sul The New York Times veniva pubblicato che Barclays aveva posto fine alla sua offerta per l'acquisto di tutta o parte di Lehman e che l'operazione per salvare la banca dalla liquidazione era naufragata.[46] I leader delle più grandi banche di Wall Street hanno continuato ad incontrarsi durante il giorno per prevenire il rapido fallimento della banca.[46] Il chiacchierato coinvolgimento di Bank of America sembrò anch'esso concludersi quando i regolatori federali si opposero alla sua richiesta che il governo si interessasse alla vendita di Lehman.[46] Sempre il 14 settembre 2008 il The New York Times riportava che Lehman si sarebbe avvalsa della protezione da bancarotta per la società capogruppo, Lehman Brothers Holdings, mantenendo le sue controllate solventi durante le procedure di bancarotta.[47] Un gruppo di società di Wall Street si è accordato per fornire capitali e assistenza finanziaria per le liquidazioni ordinarie della banca e la Federal Reserve, a sua volta, ha acconsentito allo scambio degli asset di qualità più bassa con prestiti ed altri aiuti da parte del governo.[47] La bancarotta di Lehman rappresenterebbe il più grande fallimento di una investment bank da quando Drexel Burnham Lambert crollò tra le accuse di frode 18 anni prima.[47] La International Swaps and Derivatives Association (ISDA) ha offerto una sessione straordinaria per domenica, 14 settembre 2008 per permettere agli operatori di mercato di fronteggiare le posizioni in vari derivati sulla base della bancarotta di Lehman in quella giornata.[48][49] Sebbene la richiesta di bancarotta sia stata fatta oltre quella scadenza, molti operatori stanno onorando i contratti chiusi nella sessione speciale.[50]
A New York, il 15 settembre 2008, poco prima dell'una del mattino, Lehman Brothers Holdings ha annunciato l'intenzione di avvalersi della protezione in caso di bancarotta di cui al Chapter 11, sebbene le proprie controllate continueranno ad operare normalmente.[51] La Borsa Australiana (Australian Securities Exchange - ASX) ha comunque sospeso la controllata australiana di Lehman dalla partecipazione al mercato, dopo che la stanza di compensazione aveva chiuso tutti i contratti con la società.[52]
Le azioni Lehman Brothers sono crollate dell'80% nella fase di pre-apertura alla Borsa di New York.[53][54] Il 15 settembre 2008 l'indice Dow Jones ha chiuso in ribasso di 500 punti, realizzando la più grande caduta da quella che era seguita agli attacchi dell'11 settembre 2001.[55] Le condizioni della sala contrattazioni di Lehman quel giorno apparivano pessime: un terzo della forza vendita era assente e quelli che c'erano avevano portato i loro curricula vitae, insieme a pizza, birra e tequila.[56]
Nel Regno Unito, la banca d'affari è entrata in amministrazione controllata con PricewaterhouseCoopers designata come amministratore.[57] Il 16 settembre 2008 la succursale giapponese, Lehman Brothers Japan Inc., e la sua controllante hanno presentato alla Corte del Distretto di Tokyo la richiesta per avvalersi della legge sulla riorganizzazione pilotata in caso di crisi aziendale.[58]
Il fallimento di Lehman è il più grande nella storia delle bancarotte mondiali. Lehman ha superato infatti il crac di WorldCom, il gruppo telefonico che finì in amministrazione controllata nel 2002. Lehman ha un debito pari a circa 613 miliardi di dollari. Ora i 26.000 dipendenti perderanno probabilmente il posto di lavoro. Lehman in Europa conta su 6 mila dipendenti. Nelle sedi italiane i dipendenti sarebbero complessivamente 140, di cui 120 operativi a Milano e i restanti 20 a Roma[59].
Richard Fuld, l'amministratore della banca, aveva da tempo presentato dei falsi bilanci e negli ultimi dieci anni aveva versato 300 mila dollari a deputati e senatori del congresso americano per corromperli è stato messo sotto inchiesta da altri membri del congresso stesso[60].
Il 6 marzo 2012, 1.268 giorni dopo il crack, Lehman Brothers Holdings, quello che resta dalla liquidazione del colosso bancario fallito durante la crisi del 2008, esce da Chapter 11, ovvero dall'amministrazione controllata da 639 miliardi di dollari. La societa' comincera' a rimborsare i creditori il prossimo 17 aprile, chiudendo in questo modo un capitolo iniziato il 15 settembre 2008, quando Lehman è collassata dando inizio alla crisi finanziaria globale. Ora, 1.268 giorni dopo, comincera' a distribuire ai creditori circa 65 miliardi di dollari, a fronte di richieste per oltre 300 miliardi. "Siamo fieri di annunciare che Lehman è uscita dal Chapter 11 e inizia la parte finale della distribuzione di fondi ai creditori", ha detto John Suckow in un comunicato. Il tribunale fallimentare aveva approvato il piano di rimborso lo scorso dicembre. Il nuovo consiglio di amministrazione, tra le varie cose, continuera' con la liquidazione di asset.[61]

Informazioni di riferimento [modifica]

Consiglio d'amministrazione [modifica]

Note [modifica]

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Bibliografia [modifica]

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