lunedì 29 ottobre 2012
IL BRASILE ATTIRA GLI INVESTITORI
In realtà la stessa cosa sta succedendo adesso tra le economie avanzate: grosse, poderose, macchinari dagli ingranaggi sempre più arrugginiti, le grandi economie del Vecchio Continente sono diventati la personificazione vivente del famoso “too big to fail” ovvero troppo grossi per fallire. Proprio come la caduta di un gigantesco dinosauro.
E chi invece, si sta abituando a prendere il loro posto? Le piccole economie emergenti che possono vantare una forza lavoro maggiore, meno pretese sugli standard di vita e una popolazione giovane e numerosa. Proprio come i piccoli mammiferi.
Un esempio su tutti, il Brasile, un colosso economico con 190 milioni di abitanti e un prodotto interno lordo che sarà rivale della Germania nei prossimi anni.
In generale, il paese ha seguito politiche sensate per stabilizzare il debito, il commercio e il sistema bancario nel corso degli ultimi 15 anni. Così il Brasile ora ha molte più opzioni rispetto al passato, sia politicamente che economicamente, di agire come una vera e propria zona di incontro e fusione e di interagire tra Nord e Sud, Est e Ovest.
Ormai il concetto di Brics, ottimamente elaborato a suo tempo, non ha modo di esistere, nel senso che, ognuno di quei Paesi (Brasiel, Russia, India, Cina e Sudafrica) ha preso la strada di uno sviluppo consapevole ed autonomo. E tra loro il Brasile è quello che ha fatto la strada più completa e che ora a differenza degli altri è quello che presenta meno handicap.
Secondo quanto riportato dal Market Watch, il Brasile, stando alle stime del FMI potrà puntare a una crescita annua del 4% in media.
Certo la produttività potrebbe essere potenziata come anche la resa dei servizi pubblici che con il controllo dello Stato nelle imprese sono i talloni d’Achille dell’economia nascente. E anche i flussi di denaro che stanno arrivando da parte degli investitori non sono poi tanto malvisti come si potrebbe credere dopo le scintille scoppiate in seguito alla guerra valutaria con la Fed, infatti il denaro sarà la linfa vitale che riporterà il tasso di crescita ben vicino a quel 7,5% registrato negli anni precedenti anche grazie alla presenza di vaste ricchezze minerarie ed agricole dal punto di vista geografico e alla ristrutturazione del debito e alla riforma fiscale con gli Stati federali, per quanto riguarda le iniziative politiche.
Inoltre, proprio in quest’ultimo caso si delineano grandi progetti nel settore del petrolio e del gas (Petrobas, la compagnia petrolifera di Stato ha in programma nel prossimo quinquennio una serie di investimenti pari a 240 miliardi di dollari), in quello industriale ed agricolo, ma soprattutto nel potenziamento di vastissime opere di infrastrutture
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