giovedì 15 novembre 2012

BUFFETT SUL FISCAL CLIFF


Il fondatore della Berkshire Hathaway non nutre un grande entusiasmo per la politica di Obama, ma si rende conto che è l’unica strada percorribile allo stato attuale delle cose e per questo motivo lo esorta a continuare sulla sua intenzione e non cedere nel voler applicare una maggiorazione delle imposte sui redditi alti. Anche se questo significa dare il “la” alla battaglia che in Congresso si sta preparando ormai da tempo.
Quella che esce dalle dichiarazioni del magnate dell’investimento è un’economia mondiale estremamente incerta che però può contare su un’America molto più forte di quanto non si creda. In particolare Buffett ha detto alla CNN di non essere preoccupato per gli avvisi del Congressional Budget Office secondo cui l'incapacità di affrontare lil Fiscal CLiff entro il 31 dicembre potrebbe portare a una recessione. "Abbiamo un'economia molto resistente," ha detto. "Il fatto che i legislatori non riescano a trovare un accordo per il mese di gennaio non significa necessariamente un disastro".
Più volte Buffett si è dichiarato particolarmente ottimista sull'andamento dell'economia nel breve termine e soprattutto sulla qualità della ripresa che sarà strutturalmente solida. E la conferma arriva dalla sua opinione, serena, circa lo sviluppo di quella che il mondo ha ormai considerato un incubo, ma che invece lui vede solo come un intralcio momentaneo.
Non solo ma ha anche auspicato che la cosiddetta Buffett Rule, cioè la tassa che prevede un’imposta per tutti i milionari, sia inasprita portando l’aliquota al 30%, proprio perchè in una situazione come quella vissuta dagli Usa attualmente, sono proprio le fasce economicamente più elevate a dover dare il contributo maggiore, senza che la tassazione su plusvalenze e dividendi da azioni creino una recessione. Attualmente i mega milionari sono equiparati alle fasce alte della borghesia, di conseguenza chi guadagna 10 milioni di dollari paga quanto chi ne guadagna 250.000, sempre facendo riferimento a reddito annuo di nuclei familiari.
“Anche perchè” negli anni del boom economico e cioè negli anni ’50-‘60 le aliquote erano molto più alte, quello che era diverso era la gestione del denaro. Finora si è rivolto ai circuiti sbagliati, ma adesso con la ripresa torneranno nuovi posti di lavoro e quindi il denaro circolerà molto più facilmente. Forse non i 12 milioni in quattro anni promessi dai candidati durante le elezioni, ma ci sarà comunque una crescita. Un primo esempio lo abbiamo avuto dal settore immobiliare, la cui ripresa “tiepida” è equilibrata proprio perchè diversamente si sarebbe creato uno squilibrio, una nuova bolla. Bisogna creare case in contemporanea alle famiglie, un meccanismo che prima agiva al contrario".
Il vero problema, sottolinea Buffett, è l’assistenza sanitaria (in Usa prende il 17% della spesa pubblica) che nell’economia americana, e in tutte quelle occidentali, rappresenta una spesa enorme a causa dell’invecchiamento della popolazione. Infatti, proprio le economie più longeve sono anche quelle con i maggiori problemi di debito e spesa pubblica: Giappone, Usa, Italia. Ed è proprio qui che attacca l’attuale premier, mentre il principio di garantire la copertura sanitaria è positivo, bisogna ottimizzare la spesa dei 2.600 miliardi dollari in costi annuali di assistenza sanitaria

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