Secondo Corrado Caironi, investment strategist di R&CA Ricercaefinanza.it (primo social network concepito ad uso esclusivo dei professionisti della finanza, con oltre 2500 promotori iscritti) che ha radunato i membri della community e i rappresentanti di alcune delle più importanti case di gestione presenti in Italia (Alliance Bernstein, AXA Investment Managers, Pioneer Investments, Raiffeisen Capital Management e Schoders), “persiste una condizione di visibilità limitata con molti debiti sovrani a rischio downgrade, una recessione soft che ha colpito le economie sviluppate e i cui effetti sono ancora tutti da verificare mentre le banche centrali sembrano godere ormai di uno spazio limitato per ulteriori interventi espansivi”.
In tale contesto nel 2013 il Pil degli Stati Uniti dovrebbe crescere ad un ritmo compreso tra l’1,3 e il 2% (ammesso che si riesca a risolvere positivamente l’ostacolo rappresentato dal fiscal cliff) mentre l’Eurozona arranca per uscire dalla recessione con previsioni comprese tra -0,6 e +0,5% in un anno elettoralmente decisivo sia in Italia che in Germania. Il Giappone spera ancora nella ripartenza con una crescita attesa all’ 1,2% pur in presenza di problemi di politica interna e con la BoJ che prosegue nella sua politica reflazionistica. Le sorprese positive giungono dai Paesi emergenti che il prossimo anno dovrebbero mettere a segno un aumento medio del Pil del 5,4% superiore alla crescita dell’inflazione media (prevista al 4,6%) i cui tassi sono destinati a rientrare dopo aver toccato il picco nel 2011. Il miglioramento del quadro economico dell’area è presupposto fondamentale all’ingresso di nuovi flussi di investimento esteri con conseguente possibile apprezzamAll’interno dei singoli settori industriali, quello bancario si segnala ancora in deleveraging in attesa di regolamentazione e con la mina rappresentata da eventuali nuovi downgrading dei crediti sovrani.
Si prospetta un 2013 tutt’altro che semplice per le scelte di portafoglio. “Nell’anno che verrà – conclude Caironi - i gestori dovranno lavorare a fondo per trovare un ritorno adeguato al rischio e per sfruttare la variabilità dei trend, specie dopo il buon recupero messo a segno dagli indici azionari mentre su tutta la curva dei titoli obbligazionari ad alto rating i rendimenti reali sono negativi. E’ ancora il momento di privilegiare l’alta qualità degli asset azionari tenendo conto della sostenibilità dei profitti e della solidità patrimoniale. Le attese positive guardano soprattutto ai Paesi emergenti con un adeguato controllo del rischio in funzione di ogni singolo mercato finanziario, della liquidità e dei flussi reali attesi con una preferenza da accordare ai Paesi meno indebitati”.
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