I mercati azionari, tanto europei quanto americani, hanno di fatto “bocciato” la conferma alla Casa Bianca di Barack Obama. Dopo aver scommesso su una sua rielezione nella giornata di martedì, ieri le Borse hanno lasciato campo libero ai venditori, dopo la conferma della vittoria del presidente uscente sul suo rivale Mitt Romeny. Una bocciatura però legata forse non tanto alla fiducia di Obama in sè, quanto ai gravosi problemi che il presidente afro-americano dovrà affrontare sin da subito. La questione più grande da risolvere è quella relativa all’imponente mole del debito del Paese, con la minaccia incombente del fiscall cliff. Urge trovare al più presto un compromesso su questo fronte, per evitare che gli Stati Uniti rischino di perdere la tripla A, come già annunciato ieri tanto da Fitch quanto da Moody’s.
Non mancano però coloro che guardano con fiducia alla conferma di Obama alla Casa Bianca e tra gli altri troviamo anche la voce di Nouriel Roubini. Il famoso economista ha dichiarato ieri che la rielezione del presidente uscente è positiva in una visione generale, visto che si tratta di una scelta costruttiva. L’esperto ha affermato che sul piano del ruolo cooperativo degli Stati Uniti nel panorama geopolitico mondiale, Obama ha una visione meno aggressiva rispetto a quella di Romney, specie in relazione ai rapporti con la Cina.
Anche Roubini, nell’ambito del suo incontro con i giornalisti avvenuto ieri a seguito del suo intervento al World Business Forum, ha parlato del grande problema con il quale Obama dovrà misurarsi da subito, ossia l’annosa questione del fiscal cliff.
L’economista auspica che sia raggiunto un accordo nel 2013, in mancanza del quale ci saranno conseguenze molto serie, visto che gli Stati Uniti rischiano di entrare in recessione. In ogni caso per Roubini appare improbabile il raggiungimento di un’intesa entro la fine dell’anno, anche in ragioCon riferimento al piano di consolidamento fiscale Usa, al vaglio del Congresso dal 2011 e non ancora approvato, Roubini ha chiarito che la situazione americana è molto diversa da quella europea e tale diversità è da ricondurre principalmente a due motivi.
In primo luogo, secondo quanto segnalato dall’economista, il processo di deleverage in America è di gran lunga meno forte di quello che sta interessando il Vecchio Continente. In secondo luogo, la differenza è data anche dalle politiche monetaria adottate dalla Banca Centrale europea e dalla Federal Reserve in risposta alla crisi. A detta di Roubini il Board guidato da Bernanke ha agito in maniera più aggressiva rispetto a quello diretto da Draghi e una dimostrazione di ciò è data dalle diverse azioni di allentamento monetario.
Parlando infine dei mercati, Roubini si augura che Wall Street assuma un atteggiamento più costruttivo nei confronti di Barack Obama. A suo dire il mercato azionario americano si è dato la zappa sui piedi sostenendo Romnet durante la campagna elettorale per la corsa lala Casa Bibanca. Roubini ha osservato infatti che se Obama non avesse appoggiato Wall Street, si sarebbe rischiato un vero collasso dell’intero sistema, con riferimento agli istituti di credito, alle banche di investimento e alle istituzioni finanziarie. L’economista ha chiosato spiegando che Obama non è contro il business, ma contro un capitalismo selvaggio, senza regole e l’auspicio di Roubini è che Wall Street comprenda la necessità delle regole per evitare costi e rischi.
Parlando infine dei mercati, Roubini si augura che Wall Street assuma un atteggiamento più costruttivo nei confronti di Barack Obama. A suo dire il mercato azionario americano si è dato la zappa sui piedi sostenendo Romnet durante la campagna elettorale per la corsa lala Casa Bibanca. Roubini ha osservato infatti che se Obama non avesse appoggiato Wall Street, si sarebbe rischiato un vero collasso dell’intero sistema, con riferimento agli istituti di credito, alle banche di investimento e alle istituzioni finanziarie. L’economista ha chiosato spiegando che Obama non è contro il business, ma contro un capitalismo selvaggio, senza regole e l’auspicio di Roubini è che Wall Street comprenda la necessità delle regole per evitare costi e rischi.
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