In primo luogo, secondo quanto segnalato dall’economista, il processo di deleverage in America è di gran lunga meno forte di quello che sta interessando il Vecchio Continente. In secondo luogo, la differenza è data anche dalle politiche monetaria adottate dalla Banca Centrale europea e dalla Federal Reserve in risposta alla crisi. A detta di Roubini il Board guidato da Bernanke ha agito in maniera più aggressiva rispetto a quello diretto da Draghi e una dimostrazione di ciò è data dalle diverse azioni di allentamento monetario.
Parlando infine dei mercati, Roubini si augura che Wall Street assuma un atteggiamento più costruttivo nei confronti di Barack Obama. A suo dire il mercato azionario americano si è dato la zappa sui piedi sostenendo Romnet durante la campagna elettorale per la corsa lala Casa Bibanca. Roubini ha osservato infatti che se Obama non avesse appoggiato Wall Street, si sarebbe rischiato un vero collasso dell’intero sistema, con riferimento agli istituti di credito, alle banche di investimento e alle istituzioni finanziarie. L’economista ha chiosato spiegando che Obama non è contro il business, ma contro un capitalismo selvaggio, senza regole e l’auspicio di Roubini è che Wall Street comprenda la necessità delle regole per evitare costi e rischi.