L'economia tedesca si raffredderà, borse guardano con ottimismo agli Usa
Di Francesca Gerosa
La Bundesbank prevede un ulteriore rallentamento dell'economia tedesca a fine anno e il presidente Weidmann lancia alcuni avvertimenti, ma le borse restano ottimiste sulla politica Usa e sull'Eurogruppo. Attualmente l'economia è mista, recita un rapporto della Buba, ma si raffredderà ulteriormente a fine anno. Disturbanti fattori esterni, ha spiegato la Banca centrale tedesca, stanno infatti incidendo sulle prospettive di investimento e sulla programmazione occupazionale.
Il presidente della Buba ha poi lanciato due moniti: le banche in difficoltà finanziarie non devono per forza essere salvate dalla bancarotta: "non dovrebbero esserci delle garanzie per la sopravvivenza" e la crisi dei debiti sovrani non può essere risolta attraverso un'unione bancaria. "Se fatta in modo corretto, l'unione bancaria può essere un pilastro importante, perfino per sostenere un'unione monetaria stabile. Ma non è la chiave per risolvere la crisi e non dovremmo pretendere che lo sia", ha detto Weidmann.
Secondo il numero uno della Bundesbank, i problemi esistenti attualmente nel sistema bancario sono soprattutto la conseguenza di errori passati, commessi a livello nazionale, e quindi i rischi nei bilanci dei Paesi che si sono verificati sotto una responsabilità nazionale "vanno risolti dai rispettivi governi". Diffondere questi rischi attraverso un'unione bancaria, ha sottolineato Weidmann, sarebbe l'equivalente di un trasferimento fiscale e sarebbe in contraddizione con lo scopo dell'unione bancaria stessa. Inoltre, un'azione del genere potrebbe incentivare i Paesi a non riformare i propri sistemi finanziari.
A dare direzione ai mercati (+1,20% a 15.034 punti il Ftse Mib di Piazza Affari) sono le aspettative positive su una soluzione politica negli Stati Uniti per scongiurare il fiscal cliff e sulla riunione dell'Eurogruppo di domani. I commissari dell'Ue e i ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona dovranno convincere il Fondo monetario internazionale sulla sostenibilità del debito del Paese ellenico (ridurre il rapporto debito/pil al 120% entro il 2022).
In particolare, dalla riunione di domani dovrebbe uscire un documento capace di mediare tra le posizione dell'Unione Europea e quella del Fondo monetario internazionale. "Reputiamo che il sentiment positivo sui mercati sia legato all’aumento delle attese degli investitori su un esito favorevole delle trattative tra democratici e repubblicani al Congresso per risolvere il problema del fiscal cliff, il precipizio fiscale, tagli alla spesa automatici e aumento dell’imposizione fiscale per un ammontare complessivo di 607 miliardi di dollari ovvero il 4% del pil del Paese a stelle e strisce", afferma Filippo Diodovich, market strategist di IG.
L'amministrazione Obama sembra essere riuscita a compiere passi importanti verso il raggiungimento di un accordo in tempi molto brevi. Lo stesso portavoce dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti, John Boehner, ha affermato che i colloqui con i democratici sono stati costruttivi.
Comunque, "probabilmente non ci sarà una soluzione prima di gennaio. Sicuramente arriveranno dichiarazioni rassicuranti, ma non una soluzione vera e propria", osserva Alessandro Milesi, presidente di Onis Srl, aggiungendo che qualunque soluzione, in ogni caso, "non potrà essere favorevole alla crescita". Quanto all'Eurogruppo, "riteniamo che domani sia molto probabile lo sblocco dell'ennesima tranche di aiuti alla Grecia", aggiunge l'esperto di IG. "E' possibile anche che nel meeting si decida di ridurre i tassi ai prestiti concessi dalla Troika al Paese ellenico".
Il presidente della Buba ha poi lanciato due moniti: le banche in difficoltà finanziarie non devono per forza essere salvate dalla bancarotta: "non dovrebbero esserci delle garanzie per la sopravvivenza" e la crisi dei debiti sovrani non può essere risolta attraverso un'unione bancaria. "Se fatta in modo corretto, l'unione bancaria può essere un pilastro importante, perfino per sostenere un'unione monetaria stabile. Ma non è la chiave per risolvere la crisi e non dovremmo pretendere che lo sia", ha detto Weidmann.
Secondo il numero uno della Bundesbank, i problemi esistenti attualmente nel sistema bancario sono soprattutto la conseguenza di errori passati, commessi a livello nazionale, e quindi i rischi nei bilanci dei Paesi che si sono verificati sotto una responsabilità nazionale "vanno risolti dai rispettivi governi". Diffondere questi rischi attraverso un'unione bancaria, ha sottolineato Weidmann, sarebbe l'equivalente di un trasferimento fiscale e sarebbe in contraddizione con lo scopo dell'unione bancaria stessa. Inoltre, un'azione del genere potrebbe incentivare i Paesi a non riformare i propri sistemi finanziari.
A dare direzione ai mercati (+1,20% a 15.034 punti il Ftse Mib di Piazza Affari) sono le aspettative positive su una soluzione politica negli Stati Uniti per scongiurare il fiscal cliff e sulla riunione dell'Eurogruppo di domani. I commissari dell'Ue e i ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona dovranno convincere il Fondo monetario internazionale sulla sostenibilità del debito del Paese ellenico (ridurre il rapporto debito/pil al 120% entro il 2022).
In particolare, dalla riunione di domani dovrebbe uscire un documento capace di mediare tra le posizione dell'Unione Europea e quella del Fondo monetario internazionale. "Reputiamo che il sentiment positivo sui mercati sia legato all’aumento delle attese degli investitori su un esito favorevole delle trattative tra democratici e repubblicani al Congresso per risolvere il problema del fiscal cliff, il precipizio fiscale, tagli alla spesa automatici e aumento dell’imposizione fiscale per un ammontare complessivo di 607 miliardi di dollari ovvero il 4% del pil del Paese a stelle e strisce", afferma Filippo Diodovich, market strategist di IG.
L'amministrazione Obama sembra essere riuscita a compiere passi importanti verso il raggiungimento di un accordo in tempi molto brevi. Lo stesso portavoce dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti, John Boehner, ha affermato che i colloqui con i democratici sono stati costruttivi.
Comunque, "probabilmente non ci sarà una soluzione prima di gennaio. Sicuramente arriveranno dichiarazioni rassicuranti, ma non una soluzione vera e propria", osserva Alessandro Milesi, presidente di Onis Srl, aggiungendo che qualunque soluzione, in ogni caso, "non potrà essere favorevole alla crescita". Quanto all'Eurogruppo, "riteniamo che domani sia molto probabile lo sblocco dell'ennesima tranche di aiuti alla Grecia", aggiunge l'esperto di IG. "E' possibile anche che nel meeting si decida di ridurre i tassi ai prestiti concessi dalla Troika al Paese ellenico".
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