La seduta odierna prosegue in lieve rialzo per i prezzi del petrolio che stanno cercando di riconquistare la soglia degli 86 dollari al barile, tra volumi di scambio comunque più bassi della media. Il future sul greggio viene fotografato ora proprio a ridosso degli 86 dollari al barile, con un progresso dello 0,42% rispetto al close di ieri. Tra gli investitori prvale la cautela in attesa di conoscere l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Si guarda anche all’appuntamento in programma per domani, quando sarà diffuso il report sulle scorte strategiche di petrolio da parte del Dipartimento dell’energia statunitense.
La cautela prevale anche tra i titoli del settore oil a Piazza Affari, dove Tenaris e Saipem si muovono in controtendenza rispetto al Ftse Mib, cedendo rispettivamente l‘1,74% e lo 0,69%, mentre continua il movimento al rialzo di ENI che, pur avendo ritracciato dai massimi intraday, mantiene un progresso dello 0,63%.
Tenaris è la peggiore blue chips del listino principale, complice la bocciatura arrivata da Goldman Sachs, i cui analisti hanno deciso di ridurre la raccomandazione sul titolo da “neutral” a “sell, con un prezzo obiettivo a 15 euro. La banca americana ha inoltre rivisto al ribasso del 9% le stime sull’utile per azione del prossimo anno, facendo riferimento al contesto molto difficile per il gruppo. Gli analisti ritengono che la frenata della domanda, l’eccesso di offerta e l’aumento dei costi delle materie rappresentino delle sfide piuttosto impegnative.
A detta di Goldman Sachs, un aumento della complessità delle attività di perforazione può essere di aiuto per incementare l’intensità della domanda e in questo caso gli analisti si aspettano una crescita complessiva della domanda del 5% negli Stati Uniti il prossimo anno.
Meno impietosi i colleghi di Kepler che invitano a mantenere Tenaris in portafoglio, con un target pice a 14 euro. Il broker focalizza la sua attenzione sui risultati del terzo trimestre del gruppo che saranno diffusi domani e dai quali si attende un fatturato in crescita del 7% a 2,668 miliardi di euro, mentre l’Ebitda dovrebbe aumentare del 15,1% a 14 milioni di dollari. Kepler si aspetta inoltre un debito netto di 210 milioni di dollari nel terzo trimestre, rispetto ai 540 milioni di fine giugno scorso e scommettono sull’annuncio di un dividendo intermi di 0,15 dollari.
Non è certo nelle grazie delle banche d’affari neanche Saipem che dopo la diffusione dei numeri del terzo trimestre ha incassato una serie di downgrade. Gli esperti di Societè Generale hanno tagliato il rating sul titolo da “buy” a “hold”, con una sforbiciata al fair value da 43 a 39 euro, in conseguenza dell’aumento della stima sul debito per la fine dell’anno in corso.
Non mancano però alcuni brokers che continuano a scommettere sul titolo, ed è il caso di Cheuvreux che ha ribadito la raccomandazione “buy” su Saipem, pur rivedendo il target price da 45 a 41 euro. Una revisione della valutazione è arrivata anche da Jp Morgan che ha abbassato il prezzo obiettivo da 43,6 a 41,6 euro, mantenendo invariato il rating “neutral”.
A scommettere su ENI sono gli analisti del Credit Suisse che indicano il titolo tra i preferiti nell’ambito delle compagnie petrolifere europee. Malgrado le azioni della società del cane a sei zampe abbiano sovraperformato da inizio anno, la banca elvetica si aspetta ulteriori progressi nel momento in cui il gruppo riceverà i 5,9 miliardi di euro dalla cessione di Snam. Il Credit Suisse vede inoltre altri catalizzatori per ENI, quali ad esempio le discussioni avviate con potenziali investitori per il 28% detenuto in Galp. A ciò si aggiunga il fatto che ENI presenterà a marzo prossimo la sua nuova politica di dividendi e la banca elvetica si aspetta un incremento della cedola pari al 5%. Anche per questo motivo gli analisti confermano la loro view positiva sul titolo, reiterando la raccomandazione “outperform”, con un fair value a 20,7 euro.
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