Chrysler infila un record dietro l'altro in Usa, mentre Fiat viaggia su di giri in Brasile
"Nonostante l'uragano Sandy", ha osservato Reid Bigland, responsabile commerciale per gli Stati Uniti e presidente e ad del marchio Dodge, "il terzo trimestre si è chiuso con un utile operativo di 706 milioni di dollari, in aumentato del 46% rispetto al 2011 dando ulteriore dimostrazione delle validità del nostro approccio rigoroso alla crescita delle vendite".
Con un aumento delle vendite del 20%, il marchio Dodge ha segnato il miglior ottobre degli ultimi cinque anni e il diciassettesimo mese consecutivo di crescita. Non solo. Le 40.611 unità vendute rappresentano il volume più elevato tra i vari marchi del gruppo nel mese di ottobre. Nel dettaglio, le vendite del Dodge Journey sono aumentate del 18%, quelle della Dodge Avenger del 7%, quelle della Dodge Dart del 4%.
Record per record, con un incremento del 49%, il Dodge Grand Caravan ha registrato il più elevato aumento percentuale tra i vari modelli del marchio, segnando anche il decimo mese consecutivo di aumenti e il miglior ottobre degli ultimi cinque anni. Il marchio Ram Truck, pur registrando un incremento delle vendite del 17%, non è stato all'altezza. Nemmeno il marchio Chrysler (+5%) che però ha visto le vendite della Chrysler 300 salire del 40%.
Stupisce il marchio Fiat che in Usa ha segnato un +89%, il più elevato aumento percentuale tra i vari marchi del gruppo con la Fiat 500 che ha stabilito un nuovo record di vendita. Invece in Brasile per il decimo anno Fiat è al primo posto con una quota che tra gennaio e ottobre è salita al 23,1% (+41,4% rispetto a ottobre del 2011) grazie a 692.428 unità immatricolate.
A Piazza Affari, dopo questi dati positivi, però il titolo Fiat segna un progresso limitato dello 0,37% a 3,77 euro. "Il nuovo piano di Marchionne è ambizioso e presenta rischi notevoli, ma affronta i principali problemi di Fiat in termini di posizionamento competitivo", sottolinea un analista di una sim milanese. "Comunque, dopo la trimestrale, abbiamo ridotto il giudizio da outperform a neutral, fissando un nuovo target price a 4,2 euro".
E' solo l'ultimo di una raffica di downgrade arrivata dopo i conti e la presentazione del nuovo piano industriale del gruppo torinese che per gli analisti di Bernstein, citati dall'agenzia Mf DowJones, "ha solo bisogno di sposare il ricco americano e probabilmente lo farà". In una nota recente il broker sosteneva la necessità per Fiat di procedere con l'acquisizione delle minority di Chrysler, utilizzando magari i proventi di un'eventuale Ipo della Ferrari.
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